Michael Jackson

Michael Jackson
Una morte poco chiara - Nuova edizione

domenica 1 luglio 2012

Michael Jackson Re del Pop, per ricordarlo

Sono tre anni ormai dalla scomparsa di Michael Jackson.
Per ricordarlo, Carly Ross,  ha pubblicato un libro, intitolato Michael Jackson Re  del pop, un omaggio a Michael Jackson, il grandissimo Re del Pop, che ancora oggi, con la sua musica, con la sua voce che nessun altro ha rimane la pop star più amata da più di una generazione.
Con le sue canzoni e il suo modo di ballare piace sia ai meno giovani che ai giovanissimi.
Per meglio descrivere il Re del Pop riportiamo un estratto del libro del giornalista americano Joseph Vogel, una vera autorità in materia.
Michael Jackson utilizzò la propria musicalità intuitiva anche nello scrivere le canzoni. Malgrado non sapesse leggere la musica o suonare bene alcuno strumento, era in grado di rendere l’arrangiamento, il ritmo, il tempo e la melodia di una canzone, compresi i vari strumenti, solo con la voce.
Canticchia i vari pezzi. È capace di ricreare i suoni con la voce come nessun altro. Non si limita a cantare le parole, ma riesce a farti capire l’atmosfera di un pezzo di batteria e di sintetizzatore.
Spesso incideva  nuove canzoni fatte solo con voce con un registratore portatile prima di arrivare in studio, altre volte invece chiamava un musicista o un produttore e le dettava direttamente.
Una volta gettate le fondamenta di una canzone, procedeva ad arricchirla, uno strato alla volta, in un processo che poteva richiedere settimane ma anche anni.
Gli piaceva lasciare che la canzone si mostrasse da sola col tempo. Se non era ancora il momento giusto, passava a occuparsi di qualcos’altro per tornarci più tardi. Le persone che hanno lavorato con lui parlano di quanto fosse paziente, concentrato e sinceramente dedito al proprio lavoro.
In studio, Michael  Jackson aveva delle preferenze molto specifiche. Prima di cantare chiedeva spesso una bevanda molto calda e caramelle per la gola per rilassare le corde vocali. Gli piaceva che la musica fosse a volume altissimo, tanto che spesso i suoi collaboratori erano costretti a indossare i tappi per le orecchie o a lasciare la stanza. Di solito cantava con le luci spente,  perché l’oscurità lo aiutava a immergersi del tutto nella canzone, senza nessun imbarazzo. Cantando, ballava o batteva i piedi, oppure schioccava le dita. Se non aveva ancora scritto il testo, canticchiava dei versi o inventava delle parole a caso mentre procedeva. Tra una sessione e l’altra gli piaceva scarabocchiare su qualche pezzo di carta o giocare con gli animali che portava con sé, come lo scimpanzé Bubbles o il pitone Muscles.

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